Giocatori d'azzardo by Virman Cusenza

Giocatori d'azzardo by Virman Cusenza

autore:Virman Cusenza [Cusenza, Virman]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2021-11-19T12:00:00+00:00


Versi che il giovane e rampante Interlandi traduce con l’ebreo G. Bomstein, in modo così efficace che Piero Gobetti dalle colonne di «Ordine Nuovo» li definirà la versione «più bella» e «più seria» degli inni di Blok. Un precedente che nel 1938, in piena polemica sull’antisemitismo, il poeta Filippo Tommaso Marinetti rinfaccerà al giornalista citandogli le pubblicazioni «ebreizzanti». L’attacco è diretto non solo contro la scelta dell’ebreo Blok, ma anche contro la versione dell’opera teatrale Girotondo di Arthur Schnitzler (altro autore ebreo), firmata nel 1925 da Interlandi a quattro mani ancora con Boris Gurevich. Nella scheda poliziesca l’estensore quasi arrossisce nel sintetizzarne la trama: «I dialoghi rappresentavano dieci pose dell’accoppiamento umano ed erano di nauseante oscenità. La Santa Chiesa li proibì e adesso sono assolutamente introvabili».

Ma se questo esordio letterario del futuro direttore della «Difesa della razza» fa sobbalzare Marinetti, fascista ostile alla campagna antisemita, non può stupire chi conosce la parabola prima socialista e poi littoria di Mussolini. Come non può sorprendere che la carica iconoclasta e antiborghese del precoce traduttore di Blok e del divertito adattatore delle provocazioni sessuali di Schnitzler sia perfettamente compatibile con la formazione rivoluzionaria e laica di Interlandi. Massimalista e antiliberale l’esordio, totalitario e spietatamente cinico l’epilogo. Ma è lo stesso protagonista a spiegare la parabola nell’aprile del 1928 in un articolo sotto forma di lettera al figlio: «Vedi, a quel tempo io m’occupavo di libri, di quadri, di spettacoli teatrali; facevo dei pupazzi sui giornali ... Ma che scopo aveva tutto quello che vedevo e facevo? Nessuno; si faceva per fare, per riempire le giornate, certi che coloro che sarebbero venuti dopo di noi avrebbero disfatto e rifatto a lor piacimento – senza scopo. Ma quando quell’uomo cominciò a comandare, si capì che uno scopo c’era, e non era cosa che il capriccio degli uomini poteva distruggere o spostare».

Quell’uomo che rimette sulla «retta via» il giovane Telesio ovviamente è Mussolini. E questa idolatria del Capo, forse, non dà torto a Marinetti quando riportava la «convinzione generale che egli si serva del razzismo per fare del rassismo». Frecciate tra camerati che però non tengono conto di quanto profonda con gli anni fosse diventata la convinzione di Interlandi che l’amico ebreo, cotraduttore di ieri, fosse col tempo divenuto il nemico di oggi.



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